Autopsia dell'ossessione by Walter Siti

Autopsia dell'ossessione by Walter Siti

autore:Walter Siti [Siti, Walter]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2023-12-13T12:00:00+00:00


Angelo spesso ridacchia adattandosi all’itinerario iniziatico: esegue con indolenza approssimativa, tra i «non ridere!» di Danilo che intigna pignolo sui passaggi della liturgia (o esorcismo). I suoi coiti con Engy assomigliano talvolta ai misteri in cui i mortali si congiungono con un dio, altre volte all’accoppiamento con un animale, veri e propri sfoghi zoofili. Quando Zeus si mostrò a Semele in tutta la sua maestà, lei ne rimase incenerita. Reciproco stupro o dialogo a una voce sola: Danilo non si accorge di ripetere la scena ultima della propria dannazione. Sempre la sera, mai la notte: non sopporta che Engy si trattenga a dormire da lui – anzi, è contento che si venda a molti altri perché il condominio l’aiuta a perimetrare l’invasione. Angelo da una parte si compiace di aver trovato un farlocco più danaroso e più ingenuo dei soliti, dall’altra maledice che quel pervertito di merda abbia manie particolarmente faticose. Prova a rimpallarlo su altri facendo proselitismo in palestra: «Te nun devi fà gnente, organizza tutto lui… parla, parla, manco ’o devi ascoltà… l’altro giorno ha fatto salì su un militare che appena m’ha visto m’ha detto gìrati, mortacci sua… poi je piace giocà a ’e belle statuine… si sei attivo va bene pure, tanto so’ io che ce vado de mezzo».

Propone anche a Danilo varianti inedite, sparate alla cieca, senza intuire quale sia il punto ma rasentandolo per divinazione: «T’andrebbe de fà co’ ’na donna? È culturista pure lei e nun cià problemi cor secondo canale».

«No, così è troppo realistico, sarebbe scontato…»

«Lei po’ fà pure l’òmo co’ me, se lega er cazzo finto…»

«Non l’hai ancora capito che la mia drammaturgia è classica, e devi recitare tu anche le parti femminili?»

«’O dicevo pe’ dì, oh, pe’ provà ’na cosa diversa…»

Dopo le cerimonie, Danilo si sveglia al mattino sulle ceneri fredde; ma c’è sempre un bicchiere rimasto a metà, qualcosa che Engy ha dimenticato scappando in fretta, inconsapevolmente pieno di grazia – come le scarpette di vaio di Cenerentola (non di vetro, secondo vulgata: vaire, non verre). La gioia è in più. Engy torna il martedì successivo con la “divisa da lavoro” e la bresaola in un contenitore (sta preparandosi per una gara e deve misurare le calorie): la tuta e la schiscetta, versione parodistica e stralunata di un operaio. Il suo egoismo menomato e irriflesso non vede contraddizioni tra i valori che la destra gli ha inculcato (religione, patria, famiglia) e la vita che effettivamente conduce: un pessimismo radicale sulla natura umana lo difende e lo assolve. «Pur’io, come tutti»: ma intanto quel vecchio depravato chiacchierone gli sta diventando indispensabile. Angelo e Danilo: un’anima non-formata e una assordata dalla nostalgia dell’intero – un vincolo travestito da scambio mercenario, mentre nel buio si stringe la morsa che li salda in profondità.



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